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Lavoro: gli studi alle prese con la legge di Bilancio 2022

Tra le misure prese nel decreto n.234/2021, spiccano quelle sugli ammortizzatori sociali e sulle delocalizzazioni delle imprese con più di 250 dipendenti

20-04-2022

Lavoro: gli studi alle prese con la legge di Bilancio 2022

 

La Legge di Bilancio per il 2022 (n. 234/2021) include rilevanti misure per il lavoro e per le politiche sociali che cambiano in modo significativo il quadro normativo vigente. Tra le numerose misure prese dal governo Draghi, spiccano le disposizioni sugli ammortizzatori sociali, sulla gestione delle crisi aziendali e sulla sicurezza del lavoro. Il decreto rilancia l'apprendistato formativo e i tirocini; previsti interventi mirati per l’occupazione giovanile e femminile.

Per quanto riguarda la riforma degli ammortizzatori sociali, l’obiettivo è quello di garantire a tutti i lavoratori, in costanza di rapporto di lavoro, un sistema di tutele al reddito che tenga conto delle dinamiche dei diversi settori produttivi, differenziando i trattamenti a seconda delle caratteristiche settoriali e dimensionali delle aziende. Tra le altre modifiche introdotte, si ricorda anche l’estensione della platea dei beneficiari dei trattamenti di integrazione salariale a tutti i lavoratori assunti con contratto di lavoro subordinato, compresi anche i lavoratori a domicilio e quelli assunti con qualsiasi tipo di contratto di apprendistato, esclusi i dirigenti.

Per quanto riguarda le aziende, il decreto affronta di nuovo il tema delle delocalizzazioni produttive, con nuove disposizioni riservate alle imprese con più di 250 dipendenti. Le nuove regole dovrebbero contribuire a limitare il trasferimento di impianti produttivi all’estero e il conseguente impatto sulle economie locali. In particolare, la nuova procedura prevede un obbligo di informazione da attuarsi almeno 90 giorni prima della chiusura dello stabilimento e contempla, per la prima volta, anche un piano sociale per limitare le ricadute occupazionali ed economiche derivanti dalla chiusura.

Il legislatore era già intervenuto per contrastare questo fenomeno, comune a tutti i Paesi a economia avanzata e sottoposti a una forte pressione de-regolativa indotta dalla concorrenza internazionale. Le disposizioni prese in passato, tra cui l’obbligo, per le imprese che delocalizzano, di restituire i contributi ricevuti, hanno avuto tuttavia un impatto minimo.


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