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L’approdo di Fanuele in White & Case. Considerazioni sulle fusioni globali

Il passaggio laterale, il più significativo dell’anno in Italia, porta a trarre tre considerazioni sulle opportunità e i rischi delle integrazioni globali tra studi legali

30-04-2024

L’approdo di Fanuele in White & Case. Considerazioni sulle fusioni globali

 

 

di Marco Michael Di Palma 

 

È ufficiale: Domenico Fanuele è passato a White & Case come partner equity della practice globale M&A e del global private equity industry group. La notizia era stata anticipata ieri in esclusiva da TopLegal.  

 

L’uscita di Fanuele precede di poco più di un giorno l’attivazione, il primo di maggio, della fusione globale tra Allen & Overy e Shearman & Sterling. Il passaggio laterale di Fanuele, il più significativo dell’anno in Italia, spinge a fare alcune considerazioni sulle opportunità e i rischi delle integrazioni globali tra studi legali.  

 

Tre considerazioni dopo il lateral di Fanuele 

I casi di fusioni tra studi legali sono in aumento, anche in Italia, come ha dimostrato la recente integrazione di PedersoliGattai. Le integrazioni consentano di acquisire maggiore competitività ed economie di scala, occasioni per ridurre i costi e migliorare l’offerta di servizi ai clienti. 

A&O Shearman darà vita il prossimo mese a un colosso legale con un fatturato annuo di 3,5 miliardi di dollari. Un’operazione di queste dimensioni comporta per forza delle criticità. 

 

La prima tra queste deriva dalle peculiarità strutturali dello studio professionale. A differenza delle aziende che prediligono quasi sempre le fusioni e acquisizioni per perseguire una strategia di crescita, gli studi legali tendono a favorire la crescita organica. La differenza tra azienda e studio ha una ragione precisa. La governance decentralizzata della partnership rende complicato il processo decisionale. Di fronte a una proposta strategica controversa, può succedere che i maggiori talenti o addirittura intere squadre abbandonino lo studio. 

 

La seconda considerazione interessa l’effetto che possono avere sulle practice locali le integrazioni ideate a livello globale. Unire insieme culture uniche allineando strutture di governance, modelli retributivi e sistemi di gestione diversi tra loro non è un’impresa facile. Motivo per cui gli obiettivi previsti da una fusione transatlantica sono perseguiti grazie a una messa a terra che arriva dall’alto. In questi casi, iI principio di sussidiarietà trova scarso terreno d’applicabilità.  

 

Se, per di più, lo sforzo per metabolizzare un’integrazione si prospetta maggiore rispetto alle aspettative, si creano ostacoli che possono minare l’adesione dei soci al piano precedentemente votato. Soprattutto quando si tratta di una fusione tra due culture professionali, quella inglese e americana nel caso di Allen & Overy e Shearman & Sterling, molto diverse. In questi casi, un processo di trasformazione troppo intenso può indurre i soci a defilarsi per cercare alternative. Più di tutto per assicurare continuità alla propria attività e ai rapporti con i propri clienti. 

 


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