IL COMMENTO

Direzioni legali: ridimensionamenti senza innovazione sostitutiva

Le evidenze della ricerca Osservatorio Direzioni Legali 2025 del Centro Studi di TopLegal

30-06-2025

Direzioni legali: ridimensionamenti senza innovazione sostitutiva

Di Marco Michael Di Palma 

 

Le principali direzioni legali italiane riducono la propria dimensione, ma senza investire in alternative. Le evidenze emerse dal Osservatorio TopLegal sulle direzioni legali appaiono, a prima vista, controintuitive. 

 

In questo numero di TopLegal Digital, condividiamo alcuni dati che descrivono un ridimensionamento significativo: calano lievemente i contrattisti, ma soprattutto si registra una riduzione di quasi un terzo del personale legale interno permanente. 

 

Questa razionalizzazione sembra orientata a una maggiore flessibilità operativa e a un contenimento dei costi fissi. Tuttavia, il dato più sorprendente è che tale riduzione non è accompagnata da un corrispondente aumento degli investimenti in tecnologie legali, legal operations o fornitori alternativi. In altri termini, l'efficienza è stata perseguita esclusivamente attraverso il taglio delle risorse, senza un parallelo rafforzamento di strumenti o competenze esterne. 

 

Questa dinamica contraddice le tendenze osservate nell'ultimo decennio. Il contesto precedente era dominato da una progressiva internalizzazione delle attività legali, che aveva portato a strutture interne sempre più articolate e autonome. Il ricorso agli studi legali esterni si era progressivamente ridotto, in favore di team in-house numerosi e specializzati. 

 

L'attuale inversione di tendenza potrebbe essere spiegata anche da un mutato scenario competitivo. È possibile che, in termini relativi, la consulenza esterna sia oggi percepita come economicamente più vantaggiosa rispetto al mantenimento di grandi team interni. Da un lato, la pressione concorrenziale tra gli studi legali ha spinto al ribasso i prezzi per servizi standardizzati e a basso valore aggiunto. Dall'altro, i costi fissi legati al personale interno (stipendi, benefit, infrastrutture) sono diventati più difficili da giustificare alla luce del valore generato. In particolare, i grandi studi sono oggi in grado di offrire soluzioni scalabili e replicabili con efficienza crescente. 

 

Tuttavia, la contraddizione più rilevante riguarda l'assenza di investimenti in legal tech. Normalmente, una riduzione del personale si accompagna a iniziative di digitalizzazione e automazione dei processi. In questo caso, tale dinamica appare assente. Si potrebbe ipotizzare un ritardo temporaneo, oppure un persistente scetticismo rispetto all’efficacia delle tecnologie legali nel contesto normativo e culturale italiano. 

 

Al momento, la transizione sembra ancora in fase iniziale. Sarà fondamentale monitorare se si evolverà in un cambiamento strutturale o se rappresenta solo una risposta congiunturale a fattori economici e organizzativi contingenti. Due ipotesi possono aiutare a spiegare la svolta: da un lato, la pressione esterna sui costi; dall’altro, un possibile sovradimensionamento storico dei team interni che ha reso necessaria una razionalizzazione. 

 

Resta però aperta una domanda critica: perché non si investe in soluzioni alternative, come legal tech e Alsp? I direttori legali hanno mostrato diffidenza verso strumenti percepiti come ancora poco maturi, ma anche l'incertezza economica, che tende a congelare decisioni di spesa strategica a lungo termine.

 

Le implicazioni per il medio periodo non sono trascurabili. Il rischio è un effetto boomerang: un sottodimensionamento troppo spinto potrebbe portare a un ricorso eccessivo alla consulenza esterna, con conseguente incremento delle tariffe e sovraccarico delle risorse residue.  

 


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